Tagli alla Cultura. Mannaia per i teatri

Stamattina gli orchestrali e i lavoratori del Teatro Regio hanno interretto le prove del loro prossimo spettacolo, in segno di protesta contro l’ulteriore taglio di 27 milioni di euro dal Fondo Unico per lo Spettacolo.

Esprimo loro la mia solidarietà contro una decisione sconsiderata, una mannaia che paradossalmente rischia di fare più danni dell’incendio, che distrusse il nostro teatro d’opera nel ’39.  La mia è una ferma condanna verso la politica del governo nazionale che, con i tagli al settore Cultura, evidenzia un totale disinteresse verso questo ambito di vitale importanza per il nostro Paese e in particolare per la nostra città che, quest’anno, si presenta sotto i riflettori del mondo per le celebrazioni di 150 anni di Unità d’Italia.

La cultura a Torino è una “fabbrica” che apre tutte le mattine, 365 giorni l’anno, e produce una sterminata quantità di eventi e servizi.

In particolare il Teatro Regio, oltre ad essere un’eccellenza nell’offerta culturale della nostra Regione, è indiscutibilmente una realtà che dà lavoro a centinaia di persone tra professionisti, tecnici, impiegati, manovali, inservienti. E’ un’azienda con un proprio indotto capace di generare lavoro per numerose altre attività.

Il prodotto di tutto ciò è un bene meraviglioso: l’arricchimento culturale dei nostri cittadini.

Come ci ricorda un bello striscione che i lavoratori del Regio hanno affisso all’ingresso del teatro, l’art. 9 della nostra Costituzione recita: 

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Chiederò all’Assessore regionale alla Cultura e al Presidente della giunta regionale di intervenire immediatamente e concretamente sul governo nazionale, a difesa del mondo della cultura piemontese.